Si chiama doggy bag, e in America è una tradizione.
Come suggerisce il nome, si tratta di una ‘borsa per il cane’ in cui i clienti dei ristoranti conservano gli avanzi per il proprio cucciolo. Una abitudine che la dice lunga sul rapporto fra gli americani e i loro cani, e che nel contempo aiuta a capire le dimensioni del grandissimo giro d’affari nato attorno agli animali domestici. L’offerta di servizi va dal parucchiere all’albergo, inclusi, naturalmente, i cimiteri specializzati nella sepoltura dei cuccioli scomparsi.
Il precursore fu Dennis Barlow, l’intraprendente direttore di ‘Il più felice campo da caccia’, una agenzia specializzata nella cremazione di animali attorno a cui ruota il romanzo L’amato di Evelyn Waugh. È la storia del complicato rapporto che ci lega ai nostri animali domestici e dei mille espedienti commerciali che aiutano a superarne il lutto, come la spedizione di un biglietto commemorativo per l’anniversario della sua morte che recita: “Il tuo piccolo Fido scodinzola in Paradiso e ti sta pensando”. A
l di là della sferzante ironia dello scrittore inglese, nel romanzo di Waugh emerge il ritratto disincantato del sentimento di dolore che segue la perdita di quelli che la saggezza popolare definisce i migliori amici dell’uomo, una prova talvolta drammatica che accompagna, soprattutto per i più piccoli, la perdita di un affezionato compagno di giochi. Ed è proprio al superamento di questa triste esperienza che cercano di contribuire le decine di cimiteri virtuali in cui è possibile seppellire “elettronicamente” animali domestici di ogni tipo, compresi pitoni e ragni asiatici, a testimoniare come la categoria si sia allargata in seguito al boom degli animali esotici.
Fra una moda e l’altra rimangono, comunque, alcuni punti fermi. L’infanzia è sempre legata ai pesci rossi vinti al Luna Park e a morbidi coniglietti bianchi, che sono a tutti gli effetti le presenze più numerose della sezione Spoon River (http://www.bau.it) del Paradiso degli animali, un sito interamente dedicato agli amici a quattro zampe. Ai numerosi servizi offerti, fra cui la consulenza via e-mail di un veterinario e l’oroscopo personalizzato, le pagine del Paradiso degli animali aggiungono l’area in cui è possibile affidare un estremo saluto agli animali scomparsi. Al lungo elenco di nomi più o meno tipici (dal classico Pallino al meno comune Dorian Gray) corrispondono decine di foto di gatti, cani, cavalli e qualche pappagallo.
La novità del sito sta non soltanto nella completezza dei servizi proposti, ma anche nella possibilità di scegliere se seppellire il proprio cane al mare, in montagna o in campagna. Al mare di norma finiscono la maggior parte dei pesci rossi e delle tartarughe d’acqua, come Benito, morto un anno fa: “Eri bello, eri nero, eri anche muto, però sei stato un gran bel Pesce. Ciao piccolo, che tu possa scorazzare nei ruscelli di un mondo migliore, e fatti rispettare”.
A garantirne la felicità eterna, un guardiano d’eccezione: un cane San Bernardo con mansioni da custode. Ad ognuno il suo cimitero virtuale, dunque: uomini da una parte e animali dall’altra. Un criterio di invenzione relativamente moderna, se si pensa che uno dei più importanti tabù alimentari inglesi, ovvero la scarsa simpatia per la carne di cavallo, riguarda proprio l’abitudine di seppellire il cavallo accanto al suo padrone. Internet ha apparentemente dimenticato questa tradizione, optando sempre per la separazione fra uomini e animali. Virtualmemorial.com non costituisce un’eccezione a questo modello e, pur accogliendo le tombe di molti animali, sceglie di raggrupparle in una sezione specifica che affianca quella riservata agli uomini (http://www.virtualmemorial.com).
Al di là delle divisioni e delle classificazioni, le somiglianze fra i cimiteri virtuali per gli uomini e quelli pensati per gli animali sono notevoli (http://www.clubcaronte.it). In parte sono limiti legati alla natura di Internet: da un punto di vista grafico si tratta sempre di una immagine messa accanto a qualche riga di testo. La stessa riflessione va bene anche per le pietre tombali dei cimiteri reali e umani e le proposte di Amici per Sempre, un servizio che prevede la sepoltura in un cimitero reale abbinata alla realizzazione di un analogo virtuale in tutto e per tutto simile all’originale, sono interessanti (http://www.amicipersempre.it).
Le foto delle tombe reali vengono abbinate ad epitaffi pensati appositamente per la rete e collocati in una mappa elettronica che riproduce fedelmente i settori e le aree del cimitero reale. La peculiarità del sito sta proprio nella doppia offerta “tomba reale-tomba virtuale”, una proposta che può apparire ridondante.
I motivi che spingono a scegliere per gli animali domestici una sepoltura in tutto e per tutto simile ai rituali umani, infatti, manifesta il desiderio di riconoscere, la natura umana del ruolo da loro ricoperto. Tuttavia, la sepoltura nel cimitero reale sembra soddisfare questa esigenza molto di più e molto meglio rispetto al cimitero virtuale, innanzi tutto perché si tratta di una scelta molto costosa, che pochi possono permettersi e quindi capace di attribuire all’animale uno status sociale piuttosto elevato.
Un tempo il problema si risolveva con la sepoltura nel giardino di casa o, nei casi più rari, ed in certi ambiti sociali, con l’imbalsamazione (http://web.tiscalinet.it/MIAHOME/ mummie/imbalsamazione.htm), ma è anche vero che oggi la maggior parte degli animali domestici vive in città, in appartamenti, una situazione in cui la tomba virtuale diventa l’unica possibilità di conservare memoria del proprio amico.
In questo caso il sito Internet evidenzia il problematico rapporto fra animali domestici e territorio in ambiente cittadino, una relazione conflittuale che si è cercato di risolvere anche con i cani elettronici e con i cuccioli virtuali. Sul fronte degli impegni non cambia nulla: sia i cani-giocattolo che i famosi tamagotchi richiedono impegno e devozione, in quanto anche loro, come gli animali in carne e ossa, potrebbero morire. Si tratta di morti differenti, alcune determinate da motivi commerciali, altre da carenze di affetto.
Fra le cause di morte, ad esempio, c’è la natura shareware di alcuni cuccioli virtuali, ovvero il fatto che siano dei programmi con una scadenza: si provano per trenta giorni sul proprio computer, al termine dei quali a meno che non si paghi la licenza non sarà più possibile usare il programma. In altre parole, il tamagotchi o cucciolo virtuale sarà morto, una fine cui potrebbe andare incontro anche se il suo padrone lo trascura, non lo nutre abbastanza o lo rimpinza troppo. La differenza, in questo ultimo caso, è che la morte del pulcino virtuale non sarebbe definitiva.
Tecnicamente, infatti, è possibile ‘resettare’ il cucciolo, ovvero resuscitarlo e ricominciare ad essere padroni dello stesso animale, un po’ come quando si ricomincia una nuova partita ai videogames dopo aver perso. Questa funzione aveva a lungo tormentato gli psicologi negli anni in cui i tamagotchi riscuotevano maggior successo. Si temeva infatti che per colpa dei cuccioli virtuali i bambini non avrebbero imparato ad assumersi le responsabilità dei loro errori, e che avrebbero elaborato una visione semplificata della nozione di morte.
I fatti li smentirono. La morte di un cucciolo virtuale suscitava tristezza e dolore come la morte di un cucciolo vero. Molti utenti si rifiutavano di resettare i loro tamagotchi, rimanendo legati a quella particolare prima “incarnazione” con cui avevano interagito e che avevano amato. Ben presto, nelle comunità di proprietari di cuccioli virtuali, comparvero piccoli cimiteri. Fra questi, VirtualPet, Il sole non tramonta mai sui cuccioli virtuali (http://www.virtualpet.com/vp), una speranza di superamento della morte molto umana che nasconde il desiderio di far apparire umano e capace di emozioni, e dunque mortale, anche un programma informatico.
Articolo tratto da: https://www.oltremagazine.com/
Autore dell’articolo: FEDERICA MARTINI
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